The Michael Jackson Experience

Jim Morrison & he Doors, torna il mito in edicola con "The Legend Of The Doors"

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    00 22/09/2009 23:30
    Doors, il mito di Jim Morrison sex symbol tenebroso del rock
    La star che sognava Rimbaud: «Solo la poesia è eterna»


    ROMA — «Fedele al suo spiri­to » è la scritta sulla lapide di Jim Morrison, nel cimitero parigino Père-Lachaise. Il cuore dell’angelo ribelle che voleva oltrepassare le «porte della percezione» descritte dal poeta William Blake («Se un giorno le porte della percezione venissero spalancate tutto apparirebbe come veramente è, infinito») si fermò, per overdose, il 3 luglio del 1971. Quel giorno morirono anche i Do­ors, una delle rockband più amate e controverse, che videro la loro leggenda alimentarsi in appena sei anni, dal 1965 al 1971. Dopo la mor­te del Re Lucertola i Doors sono continuati a esistere per qualche anno però erano diventati un’altra band, per niente memorabile, se­gnata dalle liti sull’utilizzo del no­me e da improbabili reunion. «Con lui — ha ricordato il chitarri­sta Robby Krieger — è andato per­duto il senso del pericolo e del­l’ignoto ». E Manzarek ha ammes­so: «Mancava Morrison, la nostra macchina del sesso... alle ragazze non importa niente di un musici­sta».

    Nella collana proposta dal Cor­riere della Sera , in edicola da oggi, ogni martedì per 9 settimane a 9.90 € più il costo del quotidiano, saranno pubblicati i sei cd del peri­odo d’oro dei Doors — dal primo omonimo album fino a «L.A. Wo­man » del ’71 — e tre dvd, fra i qua­li il live in Europa del 1968. Proprio i concerti consacrarono negli anni Sessanta la fama del gruppo. Morri­son, che attraversò tutti gli eccessi autodistruttivi del rock, sul palco si trasformava in un osceno scia­mano, era il profano sacerdote di un rituale dionisiaco. «Poteva in­scenare tutte le posizioni del Kama­sutra con le sole labbra», scrisse Ri­chard Goldstein sul Village Voice.

    Non di rado le performance veniva­no interrotte dalla polizia. «I Do­ors — diceva Jim — sono politici dell’eros». Oltraggioso e provocato­rio, Morrison raccoglieva intorno a sé molti detrattori, anche autorevo­li, come Pete Townshend, Frank Zappa e Lou Reed, che recente­mente ha ribadito: «Morrison era un coglione. Riciclava solo i testi blues. Si spacciava per dio del ses­so, ma non avrebbe retto una sola notte alla trasgressiva Factory di Warhol». I giudizi negativi non hanno scalfito il mito: la voce, il ca­risma e le liriche lisergiche di Mor­rison hanno rappresentato i Doors più dei celebri assoli di Manzarek, della chitarra «acida» di Krieger e delle ascendenze jazzistiche del batterista John Densmore.

    La band si formò nel ’65 sulla spiaggia di Venice, in California, quando Morrison declamò la sua «Moonlight Drive» a Ray Manza­rek. I due erano studenti della scuola cinematografica della Ucla University ma appartenevano a mondi diversi. Il padre di Jim era un ammiraglio della marina che per il figlio prospettava una carrie­ra militare. Ray era un musicista con radici rock e blues. «Abbiamo creato il gruppo per unire poesia e rock’n’roll, come i beatnik univano poesia e jazz», ha raccontato Man­zarek. A loro si aggiunsero Krieger e il batterista John Densmore. Il no­me del nuovo gruppo fu preso da Morrison da «Le porte della perce­zione », il libro sugli effetti della mescalina firmato dall’inglese Al­dous Huxley, influenzato da Blake. «The Doors» uscì nel ’66: canzo­ni come «Light My Fire», «Break On Through (To the Other Side)» e l’edipica e torrenziale «The End» univano rock, blues, classica e jazz ai versi neri e alla voce ipnotica di Morrison. Lui già svelava la sua in­quietudine: «Sono affascinato dal­la rivolta, dal disordine, dal caos, in particolare dalle attività appa­rentemente prive di significato. Mi sembra sia questa la strada per la Libertà». Bisognerà ar­rivare al 1970 con l’usci­ta di «Morrison Ho­tel », impregnato di blues, per trovare un al­tro album all’altezza del folgorante esordio. Nel ’71 fu pubblicato «L.A.Woman», il testa­mento spirituale della band. Intanto Morri­son si perdeva dietro le sue ossessioni: sotto gli effetti della droga, componeva testi visionari che scan­dagliavano la parte più nera del­l’animo umano.

    Sul palco esaspera­va le provocazioni, fino al concerto di Miami quando venne arrestato e processato per aver mostrato i ge­nitali al pubblico. L’episodio fu un duro colpo per l’immagine della band. Morrison (che si proclamò sempre innocente) ne uscì senza energie. Dopo «L.A. Woman», Jim si trasferì a Parigi con la compagna Pamela Courson. Deciso a lasciarsi alle spalle la popolarità e a seguire la scia dell’amato poeta maledetto Rimbaud, in un’intervista a Rolling Stone , prima di morire, svelò il suo segreto per l’immortalità: «La poesia mi attrae tanto perché è eterna. Nient’altro può sopravvive­re a un olocausto, tranne la poesia e le canzoni».


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    Ecco le date di uscita in edicola:

    15 Settembre: Morrison Hotel ( + cofanetto)

    22 Settembre: The Doors

    29 Settembre: Waiting For The Sun

    6 Ottobre: The Soft Parade

    13 Ottobre: L.A. Woman

    20 Ottobre: Live In Europe (dvd)

    27 Ottobre: Soundstage Performances (dvd)

    3 Novembre: The Doors Collection (dvv)




  • °°°FoReVeR°YoUnG°°°
    00 22/09/2009 23:33
    ecco qui il mini sito con il piano dell'opera:

    http://www.corriere.it/iniziative/thedoors/